Risultato vs risultato
Risultato vs risultato

Risultato vs risultato

Quando si inizia un viaggio, nelle piccole cose, nelle grandi cose e nelle grandi imprese, ciò che mette le persone nelle condizioni di arrivare proprio lì dove vogliono è quella che viene nominata anche in maniera spesso inflazionata e indiscriminata con il termine di motivazione, che altro non è che il MOTIVO all’AZIONE, che porta con se la voglia e l’impegno della persona ad utilizzare le proprie abilità per trovare migliori soluzioni, crescere grazie ai risultati negativi, mantenere chiaro il focus su ciò che è l’obiettivo e su come raggiungerlo e molto altro.

Ciò di cui voglio trattare in queste righe sarà l’aspetto legato ai risultati ed in parte agli obiettivi nel mondo dello sport.

Già dai primi anni di vita siamo chiamati a generare risultati in tutti gli ambiti (scuola, sport, vita) e le aspettative su di noi sono generalmente importanti. Gli altri vorrebbero da noi che fossimo i migliori a scuola, i migliori nello sport, che fossimo obbedienti ed allo stesso tempo autonomi e decisi, dovremmo essere educati e tranquilli, poi in altre occasioni saper uscire dagli schemi ed essere vivaci e dinamici. A livello pratico vorrebbero che fossimo il meglio che si possa essere (in base a stereotipi definiti da chi non si sa) in ogni momento ed in ogni ambito. Passano gli anni e molti di noi si convincono che questa sia la regola. Ricordo molto piacevolmente il giorno in cui un mental coach dopo avermi aiutato a consapevolizzare una delle mie regole mentali che citava: “essere sempre il migliore” mi disse: “ottimo modo per rovinarsi l’esistenza è una cosa impensabile”.

Per la nostra mente “sempre” significa veramente “sempre”, cioè ogni istante, ogni attimo, ogni respiro, ogni battito, ogni spazio di tempo di cui non hai nemmeno consapevolezza. Per la nostra mente “il migliore” significa “il migliore” senza eccezioni, significa essere il più veloce di tutti, il più forte di tutti, quello che ricorda meglio di tutti, quello che parla meglio di tutti, il più alto, ma in alcuni casi il più basso di tutti ecc. La domanda che mi sorge è che se ipotizzando che io potessi essere il migliore in ogni ambito in ogni momento, gli altri come potrebbero esserlo a loro volta? E se siamo in 10? Diventa una guerra all’insoddisfazione!

Troppo spesso ritroviamo mentalità in cui il risultato viene considerato positivo solo se è il migliore in termini assoluti.

Non mi dilungo nel testimoniarti che non appena ho sostituito la vecchia regola mentale “essere sempre il migliore” con “essere il meglio di me stesso in un determinato frangente” ho cominciato effettivamente a vivere i risultati sia positivi (che è facile) che negativi in un nuovo modo maggiormente propulsivo ed emotivamente sano. Quando cambi una regola così importante te ne accorgi dei cambiamenti che generi!

Fortunatamente per chi pratica sport e soprattutto a livello agonistico, arriva molto presto l’insegnamento che essere il migliore ed esserlo sempre non funziona. Coloro ai quali va meglio cominciano a sviluppare un sistema di risultati interni, cioè un sistema attraverso il quale parametrano le personali abilità, potenzialità, miglioramenti ed imparano a trarre soddisfazione dal fatto di aver fatto tutto ciò che era nelle proprie possibilità per avere il miglior risultato possibile in un determinato istante.

Per altri, che nell’ambito sportivo purtroppo sono la maggior parte, e intendo anche ai più alti livelli, le cose vanno in maniera diversa ed il risultato molto spesso comincia a diventare nemico di se stesso. Questo va tenuto in notevole considerazione quando ci si pongono gli obiettivi, specialmente se lo si fa attraverso un percorso di allenamento mentale.

Molto spesso un risultato che ci si è posti di ottenere può diventare un temibile nemico che sul percorso si presenta inesorabile ad ogni occasione utile. Ogni situazione non ideale diventa motivo di pensare che quel determinato risultato non sarà raggiunto, il pensiero di non farcela comincia a farsi spazio nella mente e comincia ad inficiare le potenzialità di performance, crescono le preoccupazioni, peggiora lo stato d’animo ecc. Alcuni atleti dichiarano di vedere mentalmente quell’obiettivo che si allontana ad ogni competizione, ad ogni allenamento non buono e percepiscono la sensazione di star perdendo tutto, quindi ci pensano, si preoccupano e il circolo problematico si rafforza, generalmente conducendo proprio agli effetti temuti.

La chiave sta nel rendersi conto che i risultati e obiettivi sono ciò che ci permettono di generare motivazione, cioè il motivo ad agire, l’essere vivi, generare momenti, vivere emozioni, perchè ciò che interessa al nostro cervello è semplicemente vivere emozioni!

Puoi vederla in questi termini: poniamo il caso che tu decida di fare un giro turistico in auto, l’obiettivo è partire da un luogo, fare un certo percorso e ritornare nel luogo di partenza. In questo caso non sarà tanto il fatto di completare il giro e arrivare nuovamente nel luogo da dove sei partito che ti appassionerà, ma sarà ciò che vedrai lungo il percorso, forse sarà lo stare in compagnia chiaccherando, forse le emozioni legate al guidare la tua auto nuova o chissà quali altre situazioni.

Procedendo con il giusto piacere lungo il percorso, trovando strade alternative nel caso di chiusure, deviazioni, aggiustando il tiro per gli orari ecc. riuscirai a fare il giro in maniera naturale, e senza averci pensato durante il viaggio, perchè stai assaporando ciò che vedi, ciò che senti e ciò che fai, perché hai imparato a goderti il viaggio.

Questo è il miglior modo per raggiungere i tuoi obiettivi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *