Comunicare per raccontare noi stessi – Seconda parte
Comunicare per raccontare noi stessi – Seconda parte

Comunicare per raccontare noi stessi – Seconda parte

Nello scorso intervento ricordavo che, per quanto riguarda comunicare di noi in un ambito quale quello lavorativo, tradizionalmente per mezzo di un Curriculum Vitae, il punto nodale è quello di comunicare in modo da far intendere le potenzialità, e la consapevolezza, della nostra esperienza a chi dovrà leggere quel documento.

Per far questo, dicevo, dobbiamo entrare nell’ottica di chi, sovente il selezionatore, si trova a dover far conciliare la o le candidature con lo strumento aziendale che, per gran parte, descrive il ruolo per cui sta cercando: l’organigramma.

Non tanto perché pensa che il candidato debba semplicemente rappresentare una casella, quanto perché, la casella stessa, definisce il perimetro, lo scopo, di chi dovrà ricoprire quella posizione.

E gli organigrammi sono poco flessibili.

Ad esempio, se un responsabile eventi, per gestire un determinato progetto, si trova ad acquisire le necessità e le modalità della gestione logistica dell’azienda, riuscendo bene, potrà salire di posizione nel reparto comunicazione, ma difficilmente l’organizzazione troverà utile, come invece sarebbe, spostarlo nel reparto logistico perché in grado di comprendere le necessità ed i limiti di entrambi i reparti.

Almeno nella mia esperienza poche sono le Aziende che riescono ad assumere questa visione, perché l’organigramma rappresenta, per ogni casella, un percorso esperienziale definito.

Un percorso che, noi stessi, illustriamo nei nostri CV: normalmente elencanti tutte i ruoli ricoperti in carriera, come fossero momenti a sé stanti.

Ma che poco racconta della visione, della personalità e della reale esperienza acquisita da chi quei ruoli, invece, li ha “percorsi”.

Raggruppando, infatti, le singole esperienze in un percorso comune si dimostra di aver compreso quanto, al di là dell’organigramma, le aziende si muovano per progetti e progettualità.

Chi, nel raccontarsi, riesce a dimostrare di aver compreso questo passaggio ha sicuramente una storia più completa e convincente rispetto ad altri.

E la creatività si esplicita nel rendere chiari e comprensibili questi raggruppamenti.

Riporto di seguito il caso di una collega, per molti anni impiegata nell’ufficio personale di una PMI milanese.

Voleva migliorare il suo profilo su un noto portale, ma il suo atteggiamento era quello che attanaglia molti di noi: “Non ho mai fatto niente di importante, non mi noteranno, non ho niente da raccontare.”

Il suo curriculum, quando mi ha chiesto di aiutarla a riscriverlo, presentava il consueto elenco di mansioni svolte, negli anni, in periodi diversi.

selezione del personale
gestione dei contenziosi
sviluppo delle risorse

comunicazione telematiche di assunzioni e cessazioni
apertura posizioni assicurative INPS/INAIL
iscrizione Fondi Dirigenti e Quadri
elaborazioni cartellini presenze
elaborazioni cedolini paga
pratiche di malattia
elaborazioni liquidazioni
stampa libro unico
controllo ex-DM10
controllo ed invio telematico F24

Applicando la rilettura creativa, secondo i passi che ho descritto, abbiamo immaginato che le sue capacità andassero riformulate nell’ottica di servizio ai colleghi, e che dovessero perciò essere raggruppate in funzione della gestione delle singole attività come supporto al “benessere” aziendale: supportare impiegati che possano focalizzarsi esclusivamente sulla propria mansione o compito, perché assistiti, integrati e valorizzati da un’efficace gestione del personale.

Indubbiamente un messaggio, per il reclutatore, che amplia molto la considerazione sul candidato.

Da quell’elenco di mansioni ne abbiamo ricavato una presentazione in grado di incuriosire, o meglio coinvolgere – che è sempre il verbo importante -, appunto il reclutatore.

Abbiamo raccontato una storia, invece che una collezione di fatti.

Esperta e dinamica specialista delle risorse umane, con capacità che spaziano dalla selezione alle paghe e contributi, e che comprendono tutte le fasi di inserimento, coinvolgimento, crescita e valorizzazione del personale all’interno della realtà Aziendale.
Punti di forza sono la capacità di gestire le persone nell’ottica e nel servizio aziendale, motivando e coadiuvando, anche tramite l’approntamento e la gestione di programmi di formazione personalizzati e generali, il perseguimento del fine aziendale.

Nulla è stato manipolato, esagerato o, peggio, inventato.

L’ingegneria delle parole ha, semplicemente, contribuito a progettare una storia partendo da mattoni narrativi, i fatti, che avevano bisogno di essere messi in opera.

Ma, forse, l’aspetto più coinvolgente e simpatico di questo esempio è che, il giorno dopo, la collega – raggiante – mi ha riportato soddisfatta lo sguardo di stima del consorte nel leggere la descrizione professionale della moglie. E che entrambi riconoscevano.

Che è la degna conclusione di questo scritto, ritornando alla frase di apertura di Barth:

Noi siamo storie che rivediamo e rettifichiamo in continuazione e che in continuazione rivedono e rettificano noi stessi.

E se pensate che questa metodologia si applichi soltanto alla riscrittura di un curriculum, o in ambiti comunque aziendali, forse è il momento che rivediate e rettifichiate le storie di cui siete fatti.

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